DA SOGNO A REALTA’ #2

Storie di Donne che hanno cambiato la propria vita.

Manuela Morara - Parole Luminose

Questa rubrica nasce per dare voce a storie belle. Storie di donne che non si sono accontentate di una vita che non le rendeva felici di alzarsi al mattino. Perché cambiare si può, e anche oggi scopriamo come.

Capita che nella vita si proceda per anni portando avanti passioni, interessi e abilità su binari separati, senza che ci venga in mente in alcun modo di poterli far convergere in qualcosa di unico.

Un giorno però, qualcosa cambia.

Sembra improvviso, ma la verità è che elaboriamo inconsciamente tante idee e, solo quando (e se) siamo pronte, le facciamo venire alla luce.

Letizia Palmisano ci racconta il suo viaggio da giornalista ‘standard’ a consulente e social media expert, per quella green economy in cui crede con tutte le sue forze.

Letizia, 3 aggettivi che parlano di te:

Ecologista, romana, resiliente (aggiungerei anche simpatica😁).

Sei all’interno della rubrica ‘Da sogno a Realtà’, ciò significa che stai vivendo il tuo sogno… Ma partiamo dalla tua vita precedente: chi eri ‘prima’?

Devo fare una premessa: credo che la vita sia fatta di cicli, di parabole. Bisogna capire quando ce n’è una è in fase discendente, per salire su un nuovo arcobaleno che parte.

La consapevolezza che tutto cambia è qualcosa di fondamentale, a mio parere.

Sono diventata giornalista nel 2009 ma scrivevo già dal 2002, solo che allora pensavo che tutto sarebbe rimasto a livello di passione e impegno politico-sociale.

Ho iniziato infatti a scrivere come ufficio stampa, blogger e poi su diverse testate, perché era ciò che sapevo fare nelle mie battaglie per l’ambiente e il territorio.

Nel frattempo proseguivo la vita da studentessa di giurisprudenza e quindi di consulente legale in diritto delle assicurazioni.

Tutti (inclusi i miei direttori di testata) mi dicevano che il giornalismo e la comunicazione sarebbero dovute rimanere solo un hobby, che non c’era posto nel mondo del lavoro.

E un’altra parte ironizzava sul fatto che potesse esistere un ‘giornalismo green’.

Io, lì per lì, li ho presi seriamente. Fino a quando non ho capito che non potevo continuare a fare un lavoro che non mi coinvolgesse pienamente anche dal punto di vista emotivo. Sapevo che era un rischio, ma ero pronta a correrlo.

Cosa ti ha fatto scattare la molla del cambiamento e come hai trovato il coraggio di perseguirlo?

A volte bisogna lasciare che le cose accadano, senza opporsi.

Nei miei tanti anni di blogger prima e di giornalista poi, ho conosciuto molteplici realtà: associazioni, aziende, professionisti. Volevo raccontare quella green economy che poteva non solo farcela, ma anche essere di esempio agli altri.

Da lì, più di una realtà – in modalità spot – ha iniziato a chiedermi consulenze sulla comunicazione web (di festival, come delle aziende), su come far sapere che loro erano davvero sostenibili e sul riuscire a comunicare in maniera efficace il valore aggiunto di aver scelto di essere ecofriendly.

Alla terza richiesta, una delle persone che mi aveva contattato mi disse: ‘Sei brava, perché non ne fai un mestiere?’.

Questa frase mi aprì gli occhi.

Ricordo di averci pensato 2 notti e un giorno, circa 36 ore.

Ho realizzato che le competenze comunicative, unite a quelle ‘green’, da tempo erano andate oltre il semplice livello amatoriale.

Sono andata dai miei genitori e gli ho detto che avrei cambiato mestiere. Avevo in mente esattamente cosa avrei dovuto fare per diventare una consulente e un ufficio stampa 2.0 (oggi più chiaramente social media expert) per realtà che avevano deciso di fare la propria parte per l’ambiente.

Allora ho ripreso a studiare per 6 mesi circa, per consolidare le mie conoscenze tecniche e teoriche.

Ma dopo una breve esperienza professionale, un altro pensiero mi ha assalito: non potevo lavorare per qualcuno che ne sapesse meno di me, e quindi (dopo alcuni incontri professionali non idilliaci) ho deciso di aprire felicemente partita iva e mettermi in proprio.

La mia partita iva ha festeggiato giusto 10 anni ad aprile. Da allora ho avuto la fortuna di lavorare in progetti bellissimi (green e non, pur escludendo sempre quelli nemici dell’ambiente!).

Dal 2012 insegno anche all’interno di master e corsi; a volte gli studenti mi chiedono se è davvero possibile fare il lavoro che si ama: per quanto mi riguarda, assolutamente sì! Che non vuol dire non fare fatica, anzi. I ritmi di lavoro sono molto sostenuti ma c’è sempre quel qualcosa in più, quella ‘mission’ che sprona continuamente a fare meglio.

Raccontami: chi sei tu, adesso? Quanto il tuo lavoro parla di te?

Io oggi sono sempre quella che cerca di fare la propria parte per il Pianeta, e può farlo sia da cittadina che da professionista.

Il mio lavoro mi completa e mi ha sempre reso felice, anche all’inizio, quando ero addirittura sorpresa di venire pagata per fare qualcosa che mi piaceva: comunicare le buone pratiche green e aiutare le persone e le realtà a sapersi raccontare meglio, a valorizzare il proprio impegno.

Non vorrei sembrare arrogante, ma penso davvero in questi 10 anni di aver ottenuto soddisfazioni professionali che molti non perseguono in 40. Tante volte mi imbarco in avventure non sapendo bene come saranno, perché magari innovative o del tutto nuove per me. Vedere poi i risultati, sapere di stare facendo qualcosa di utile, di essere un ingranaggio nel mondo dei ‘green jobs’ e della green economy, francamente mi rende felice.

Ti è mai capitato di sentirti scoraggiata di fronte a logiche che mettono al primo posto il profitto a ogni costo, senza tenere conto dei danni all’ambiente?

Sicuramente, ma ero più scoraggiata una volta.

C’è una bellissima frase che dice: “Quando soffia il vento del cambiamento, alcuni costruiscono muri, altri mulini a vento”. Ecco, da anni non dedico più energie a chi prova a costruire muri, ma spiego perché bisogna continuare a tirar su mulini a vento (beh, pale eoliche direi!).

So che hai ricevuto un ‘Macchianera Internet Awards’ come influencer per l’economia circolare. Dimmi di più e spiega, per chi non lo sapesse, cosa si intende esattamente per economia circolare.

Hai presente la storia delle soddisfazioni che ti dicevo prima? i MIA sono un po’ gli oscar della rete.

Ne ho sempre sognato uno. Come quei sogni che fai e che sono talmente fuori portata che ti fanno sorridere.

Era il 2018 e stavo ad Ecomondo – la principale fiera dell’economia circolare – quando mi hanno detto che ero tra i 5 candidati del premio. Ero al settimo cielo. Già essere stata scelta tra quei 5 mi riempiva di orgoglio.

Ricordo di aver chiesto: “Come mai io?”.

Ma che domanda è?!” fu la risposta.

Iniziai a ‘googlarmi’ per vedere cosa avessi scritto (nel frattempo avevo fatto partire anche una community social dedicata all’economia circolare per la condivisione delle buone pratiche) e ho scoperto che, quasi senza accorgermene, erano già passati parecchi anni da quando avevo iniziato a spiegare come l’economia dovesse passare da un sistema lineare a uno circolare, chiuso.

Economia circolare significa ridisegnare prodotti, servizi e cicli di lavorazione; se ci pensi, si ispira proprio al funzionamento del Pianeta: in natura, infatti, i rifiuti non esistono!

Mi daresti 3 suggerimenti da applicare nel quotidiano per uno stile di vita più sostenibile?

  1. Più riuso e meno rifiuti. Il miglior rifiuto è sempre quello che non viene prodotto.

La prima grande sfida che ognuno di noi può vincere è quella che mira ad allungare la vita ai beni esistenti. Bisogna abbattere i pregiudizi nei confronti dei negozi second hand. Vendiamo e acquistiamo ciò che non ci serve più grazie al mercato dell’usato. Mi auguro che oltre ad essere green, questo modus operandi diventi trendy.

  1. Cerchiamo di lasciare l’auto a casa quando possibile. Specialmente nei tragitti brevi. Andiamo a piedi sotto il km di spostamento. Daremo una mano all’ambiente e alla forma fisica.
  1. Quando facciamo la spesa, cerchiamo di acquistare sfuso e prodotti del territorio, come frutta e verdura. Si aiuterà l’economia locale e, al contempo, il nostro impatto ambientale scenderà.

Se dovessi dare un consiglio alla te stessa del passato, cosa le diresti?

Penso che quel che siamo oggi sia frutto di ogni errore e cambio di strada intrapreso. Quindi consigli forse no… ma farei alla Letizia di allora i complimenti per aver coltivato in maniera così professionale quegli aspetti che sarebbero dovuti, secondo le convinzioni di allora, rimanere solo passioni… Brava!

Se vuoi conoscere meglio Letizia, la trovi sul suo sito web e sulla pagina Facebook.