LA DIPENDENZA AFFETTIVA: QUANDO L’AMORE DIVENTA SOFFERENZA.

Dott.ssa Annalisa Amadesi

Quando ci innamoriamo di una persona essa inizia ad occupare gran parte dei nostri pensieri, del nostro tempo e sembra che diventi il centro del nostro universo.

Sentiamo, dentro di noi, crescere il desiderio di vederla, di condividere con lei o con lui le nostre giornate, i nostri problemi sul lavoro, i nostri sogni.

Con il passare del tempo questa condizione si normalizza, pur continuando a provare sentimenti importanti nei confronti dell’altro, ma senza perdere troppo di vista noi stessi.

Per alcuni soggetti invece, le relazioni di coppia possono diventare fonte di malessere e, pur soffrendone, ecco che l’altro assume le sembianze di una droga, non se ne riesce a fare a meno. Chi si trova in questa condizione soffre certamente di “Dipendenza affettiva”.

Quali sono le caratteristiche di personalità che possono predisporre a tale problematica?

  1. Persone che hanno una certa dipendenza nei confronti degli altri: si sentono poco autonomi, insicuri, tendono a ricercare rassicurazioni e conferme continue nei confronti di chi sta loro intorno perciò, quando si sentono soli, vivono nel terrore di non sapersi occupare di sé stessi e della propria vita.
  2. Persone che hanno molta paura dell’abbandono: probabilmente hanno vissuto, nel loro passato, alcune esperienze di abbandono e/o trascuratezza, magari all’interno del contesto familiare e, nel momento in cui si legano a qualcuno, ciò riattiva il loro timore  più grande e li spinge a pensare che l’altro prima o poi li lascerà. Ecco che allora il partner diventa automaticamente il centro del loro mondo e si pensa che senza di lui/lei nulla avrà più un senso.

Cosa succede alle persone che soffrono di Dipendenza affettiva?

Analogamente alle altre dipendenze (ad esempio quella da sostanze) chi soffre di Dipendenza affettiva sente che tutto ruota intorno al partner e, spesso, si isola ed evita contatti che potrebbero esporre a critiche o a consigli non desiderati.

Gli ambiti al di fuori della relazione di coppia (interessi, sport e hobbies) vengono ridotti all’osso, per poi essere, in certi casi, completamente abbandonati. Anche il lavoro spesso è compromesso in quanto i pensieri e le energie personali sono indirizzati al partner.

Le persone dipendenti, di solito, sono consapevoli degli effetti “nocivi” della relazione, ma non riescono a distaccarsi e, dunque, ad uscire da questo circolo vizioso.

Nei casi più gravi, laddove il partner diventi violento verbalmente o fisicamente, si tende a giustificarlo, a dirsi “non capiterà più”, o addirittura “l’ho portato io all’esasperazione, è colpa mia!”, e quando ciò accade, queste persone, hanno difficoltà a chiedere aiuto e tendono ad isolarsi, tentando di proteggere la relazione, nonostante sia fonte di una sofferenza importante.

Cosa si può fare per uscirne?

Il primo passo è, sicuramente, prendere coscienza del fatto che si ha un problema e che, come tale, va affrontato e, se ci si rende conto che da soli non si riesce a superarlo, è utile permettersi di chiedere aiuto ad un professionista.

Il percorso terapeutico avrà diversi obiettivi, tra cui:

  • imparare a conoscersi ed individuare i propri bisogni emotivi;
  • aumentare la stima in sé ed imparare a volersi bene;
  • imparare a stare bene anche se da soli;
  • impedire, per il futuro, che si ripropongano situazioni simili.

La terapia si articola sostanzialmente in due fasi: la prima verte sulla risoluzione della sofferenza e dei sintomi attuali, correlati alla relazione (ansia, attacchi di panico, depressione etc.), in modo tale da essere più “tranquilli” per poi lavorare sulla seconda fase, che consiste nell’affrontare, insieme allo psicoterapeuta, ed elaborare eventuali esperienze precoci di trascuratezza, abbandono, maltrattamenti, abusi che sono spesso all’origine di convinzioni del tipo “non valgo nulla”, “non sono meritevole di amore”, “non sono degno…”.

Inoltre, una parte importante è dedicata all’esplorazione dei propri bisogni e desideri, delle proprie emozioni, con il fine di rafforzare le proprie capacità decisionali, sentendosi dunque maggiormente autonomi ed autoefficaci.

Tale approccio consente di costruire le basi per cui queste persone possano da un lato percepirsi più autonome, più in sintonia con se stesse e, dall’altro, più capaci di costruire relazioni affettive finalmente soddisfacenti e all’interno delle quali sentirsi finalmente amati.