ANSIA. PERCHE’ PROPRIO A ME E PERCHE’ LA PROVO?

Dott.ssa Annalisa Amadesi

Continua il nostro “viaggio” nei meandri dell’ansia.

Nel post di Settembre vi ho fatto riflettere sul fatto che vivere l’ansia o gli attacchi di panico come un nemico da sconfiggere è controproducente; la prima cosa da fare è cercare invece di osservare l’ansia e, anche se vi può sembrare assurdo o pericoloso, familiarizzare con lei.

Mi spiego meglio.

Quando una persona prova ansia o ha un attacco di panico tende a chiedersi il perché di questi sintomi, confrontando magari la vita che svolgeva prima e pensando che non potrà più fare le cose che faceva prima o ciò che fanno gli altri.

Tali quesiti sono legittimi e comprensibili, ma gli interrogativi che ci poniamo rispetto all’ansia possono essere essi stessi elementi che fortificano il nostro sintomo.

E’ diverso domandarsi “perché provo ansia in questa situazione?” da “che funzione ha l’ansia che sto provando in questa situazione?”.

Nel primo caso sto cercando di scoprire la causa dell’ansia, nel secondo caso cerco la sua funzione o la sua intenzione.

Ogni comportamento umano, che sia problematico per noi o no, ha uno scopo preciso.

Se mi sto coprendo con sciarpa e cappello ad esempio, è per ripararmi dal freddo che avrò fuori; se sto rassicurando mio figlio è perché voglio che non si spaventi e perché desidero che mi senta vicina a lui.

Tornando all’ansia, se andiamo solo alla ricerca delle cause del problema, ignorando così le funzioni e le intenzioni del sintomo, le risposte che ci diamo possono essere fuorvianti in quanto si riferiscono solo ad eventi e situazioni vissuti come cause.

E’ il significato che un evento ha per me che influenza il mio comportamento, il mio atteggiamento, le mie emozioni e i miei pensieri rispetto all’evento stesso.

E’ come se noi indossassimo sempre un paio di occhiali attraverso i quali osserviamo il mondo; una persona ha occhiali con le lenti gialle, un’altra con le lenti blu e ciò determina il loro modo di vedere il mondo e ciò che accade in esso.

Il colore delle lenti dei nostri occhiali deriva dalla nostra storia personale e familiare, da come siamo cresciuti, dagli “schemi” che abbiamo assimilato, dalle nostre esperienze di vita.

Facciamo un altro esempio.

Una persona soffre di attacchi di panico e si dice che non può prendere l’ascensore perché lo stare in ascensore scatena il panico.

La risposta che si da (l’ascensore mi fa venire un attacco di panico) manca dell’intenzione più profonda che è contenuta nella risposta stessa: “non voglio assolutamente avere un attacco di panico”.

Come dicevo la scorsa volta, tale pensiero tende a cronicizzare l’ansia: il famoso circolo vizioso dell’ansia riguarda proprio questo: maggiore è l’ansia dell’ansia, maggiore è l’ansia stessa.

Invece, maggiore è la confidenza con l’ansia, minore è l’ansia dell’ansia, minore sarà l’ansia.

Ecco dunque che torna utile un suggerimento che vi avevo proposto qualche mese fa: tenete un diario, in cui annotare, ogni volta che provate ansia, le situazioni in questo modo.

  • Nella prima colonna: descrivete la situazione (cosa è accaduto);
  • nella seconda colonna: pensieri, emozioni e sensazioni fisiche;
  • nella terza colonna: comportamenti (cosa ho fatto subito dopo).

Così facendo, terrete conto anche delle vostre scelte di comportamento, delle emozioni e dei pensieri che accompagnano l’ansia, in modo tale da orientarvi alla comprensione profonda di voi stessi avendo maggiori possibilità di modificare certi pensieri o comportamenti che, senza volerlo, sono proprio parte delle cause del sintomo ansioso.

Ovviamente non è così semplice, questo processo richiede tempo e l’aiuto di uno psicoterapeuta può essere utile, specie nei casi in cui i tentativi risultano vani.

Ad ogni modo, il nostro “percorso” qui continua e anche a Novembre e nei mesi successivi dedicherò un post all’ansia in quanto è un argomento molto articolato, che merita di essere spiegato bene e le indicazioni e i suggerimenti in merito sono tanti e vorrei poterveli illustrare completamente.

Grazie della vostra attenzione e dei tanti commenti che ogni volta mi scrivete.

Grazie davvero.

Annalisa