
La mia intervista al Corriere della Sera
L’intervista completa rilasciata al quotidiano.
Quando a Maggio venni contattata da un giornalista del Corriere Imprese Emilia Romagna, fui entusiasta delle domande che mi aveva posto e fui veramente felice di aver l’occasione di poter dire la mia in uno scenario in cui se ne diceva di tutti i colori sui c.d. influencer. Purtroppo, al momento dell’uscita sui giornali, per ovvie ragioni di spazio, molte cose devono essere tagliate e nell’articolo pubblicato oggi nell’inserto Corriere Imprese Emilia Romagna del Corriere della Sera, sono state estrapolate solo poche parole di un’intervista molto più ampia.
Ho quindi deciso di riportare su Sweet as a Candy tutta l’intervista, in modo che possiate leggerla e farvi un’idea più completa su come lavoro e su come la penso.
Con quasi 150 mila followers tra Instagram e Facebook sei tra le influencer più seguite dell’Emilia-Romagna. La prima cosa che viene da chiederti è: come hai fatto?
Sono sempre stata me stessa ed ho sempre portato avanti un mio stile creativo , editoriale e di vita. Non ho mai preso in giro i miei followers e sono sempre stata trasparente ed onesta. Ho lavorato e lavoro tanto, mettendoci passione, entusiamo, costanza e professionalità.
La tua intuizione è stata geniale, oggi sei un punto di riferimento per molte mamme e donne creative. Da dove nasce l’idea di sweetasacandy? C’è un aneddoto particolare che ricordi di quel periodo?
Sweet as a Candy è nato un po’ per gioco. Nel 2009 seguivo già da alcuni anni diversi blog di lifestyle americani, guardandoli con grande interesse ed ammirazione. La bellezza delle immagini proposte mi teneva attaccata allo schermo e l’originalità dei contenuti grafici e creativi mi faceva nascere mille idee in testa. Decisi quindi di aprire il mio blog e di dare finalmente sfogo a quelle che da sempre erano state alcune delle mie passioni. Fotografia, grafica, interior design, moda, bellezza, ecc…
Fin da subito ho cercato di proporre contenuti di qualità creando un mio stile riconoscibile, occupandomi da sola della parte grafica, delle foto, dei video e della pianificazione e scrittura dei post. Da qualche tempo il mio blog si è trasformato in un vero e proprio magazine digitale che si avvale di un team di editor e contributor che mi aiutano a creare contenuti sempre più interessanti senza, però, snaturare in alcun modo Sweet as a Candy.
Quando hai capito che la tua passione stava diventando un vero e proprio lavoro?
I numeri sono sempre stati in continua crescita e dopo circa un paio di anni dall’apertura del blog le prime aziende hanno iniziato a notarmi ed a contattarmi per proposte di lavoro.
Ho iniziato le prime collaborazioni e pian piano sono aumentate, ma tutto è avvenuto in modo graduale e naturale. Ai tempi, lavoravo ancora in uno studio di consulenza del lavoro e quando rimasi incinta del mio primo bambino, la situazione in ufficio cambiò drasticamente e così, presi la decisione di abbandonare quel lavoro e dedicarmi ad un progetto interamente mio. Fu un salto nel vuoto senza paracadute ma alla luce di oggi sono orgogliosa di averlo fatto e non tornerei indietro.
Sei considerata una influencer, corteggiata dai brand. Cosa significa per te essere Influencer?
Per me essere Influencer significa prima di tutto avere una grande responsabilità nei confronti di chi mi segue. Questo mi porta a trattare temi come l’alimentazione, la gravidanza e la maternità con estrema attenzione, facendomi aiutare da medici, psicologi e professionisti. Sono consapevole del fatto che certe mie scelte e pensieri possano influenzare gli altri e specialmente per temi così delicati sarebbe da irresponsabili non rendersene conto o far finta di niente.
Anche nella scelta delle aziende e dei brand con i quali decido di collaborare presto la massima attenzione nel rispetto di chi mi segue e ripone in me fiducia.
Come si articola il tuo rapporto commerciale con i brand? (ad esempio: sigli veri e propri accordi commerciali, ti inviano soltanto i prodotti e decidi te se postarli nelle tue foto e quelle dei tuoi figli, etc. )
Tutte le campagne speciali sono frutto di veri e propri progetti creativi che nascono tra me ed il cliente, questi sono ovviamente disciplinati da specifici accordi contrattuali, come in qualsiasi professione. Sono facilmente riconoscibili, in quanto la sponsorizzazione viene sempre specificata in modo chiaro e trasparente.
E’ anche vero, che il mio lavoro mi permette di ricevere e provare tantissimi prodotti e quindi quando un qualcosa mi piace e mi sento di consigliarlo, lo faccio a prescindere dal fatto che ci sia una sponsorizzazione o meno.
Il fatto che il mio lavoro preveda anche la possibilità di creare progetti speciali ad hoc insieme ad aziende che mi rispecchiano, non toglie nulla alla spontaneità del consigliare, come ad un’amica, un prodotto o un servizio che trovo valido. Io posto sia liberamente, sia a pagamento ed anche quando pubblico lavori sponsorizzati, decido io, ovviamente in accordo con il cliente, in che termini e in che modalità. Non amo le imposizioni, il blog è mio e sul mio blog decido io come raccontare un prodotto.
È all’ordine del giorno la polemica sull’autenticità dei consigli che te – come i tuoi tantissimi colleghi – date ai vostri followers, con chi vi accusa di fare soltanto pubblicità e di “sporcare” così i vostri messaggi su stili, tendenze, moda. D’altro canto il vostro è un vero e proprio lavoro e in quanto tale va pagato. Ma come si riesce a mantenere la credibilità e l’autenticità dei consigli ai propri followers?
Il nostro lavoro si basa proprio sulla credibilità, se viene meno questa, viene meno il lavoro stesso. E’ quindi fondamentale mantenerla e per farlo occorre essere coerenti nelle proprie scelte.
Questo significa dire tantissimi no, scegliere di lavorare con brand che rispecchiano il nostro gusto, che sono in linea con il nostro stile editoriale e con i contenuti proposti ai nostri lettori.
Non dichiarando le sponsorizzazioni vai a distruggere ciò che è alla base di un blog, ovvero la fiducia che c’è fra te ed il lettore. Inoltre fai una tremenda figuraccia perché i lettori non sono stupidi e capiscono benissimo quando stai pubblicizzando un prodotto o meno. Credibilità ed autenticità si mantengono restando sinceri e trasparenti nei confronti di chi ci segue.
A chi vi accusa di pubblicizzare prodotti soltanto perché siete pagati, cosa rispondi?
Rispondo che è un vero peccato che per colpa di alcuni, l’intera categoria venga penalizzata ed inquadrata dentro schemi del tutto falsati. Oggi chiunque può aprire un blog ma in pochi possono dirsi blogger.
C’è bisogno di etica, di chiarezza, di serietà e ancor prima di una regolamentazione deontologica (ancora assente), è il nostro modo di essere e di lavorare a darcele.
Ritorno a ciò che ho detto prima, la credibilità è ciò che mantiene in essere la mia professione, per cui, non accetterei mai di pubblicizzare un brand o un prodotto che non ho per prima provato ed apprezzato e che non sia in target con la mia immagine e la mia linea editoriale. Questo è il mio modo di lavorare e per fortuna, anche quello di tantissimi colleghi.
Hai mai rinunciato a collaborazioni con aziende perché non ti riconoscevi in quel brand?
L’ho già accennato prima, dire no è molto importante ed è indice di serietà e professionalità. Nel corso di questi anni ho detto tantissimi no, anche a progetti molto belli ed a brand importanti.
I motivi sono stati svariati, ma in generale posso dire che, ogni qual volta non mi senta confidente con il brand o con il prodotto, non lo ritenga valido, non lo veda in linea con me e con Sweet as a Candy, dico semplicemente no. Ho rifiutato moltissimi lavori e lo rifarei, senza ombra di dubbio.
Ho sempre preferito concentrarmi magari su un numero più ristretto di progetti ma di qualità, consigliando e promuovendo qualcosa in cui credo.
Grazie al Corriere della Sera e grazie a Gaetano Cervone per l’opportunità.