LE PAURE DEI BAMBINI: DA DOVE VENGONO E COME GESTIRLE?
Chi di noi non ha mai visto un bambino in preda alla paura?
La paura, come già menzionato nei miei precedenti post, è una delle emozioni primarie dell’essere umano e rappresenta un campanello d’allarme interiore che ci segnala una potenziale minaccia nell’ambiente intorno a noi.
Una persona, e a maggior ragione un bambino, senza provare paura non potrebbe sopravvivere, si troverebbe allo “sbando” in moltissime situazioni.
Nell’infanzia esistono diversi tipi di paure: quelle innate, quelle tipiche di alcune fasi evolutive e quelle apprese dall’ambiente in cui il bambino cresce.
La prima forma di paura che un bambino sperimenta è, intorno agli 8/9 mesi, la paura dell’estraneo; dai 12 ai 18 mesi circa compare invece la paura della separazione dalla mamma o dal papà, che trova il suo apice sui 2/3 anni di vita.
Dai 3 ai 5 anni i bambini indirizzano le loro paure verso personaggi, oggetti o immagini più definiti: dalla classica paura del buio ai mostri, le streghe, il lupo cattivo delle fiabe, la Befana.
Durante la fascia d’età che va dai 6 ai 12 anni circa le paure del passato diventano più gestibili, in quanto i bambini hanno più competenze dal punto di vista cognitivo ed emotivo, ma possono ora percepire altre pericoli, come le malattie, la morte, i ladri.
Dal periodo scolare in avanti emergono i timori legati alla socializzazione: ciò che preoccupa sono i litigi, la paura di essere esclusi dai pari, ed anche i compiti scolastici.
L’adolescenza poi porta con sé la paura rispetto alla propria sessualità, i timori legati al proprio corpo e a come “utilizzarlo” nella relazione con l’altro, l’ansia di non piacere o di non essere voluti e presi in considerazione dal gruppo di amici.
Qual è il ruolo dei genitori?
Dalla letteratura scientifica sono emersi alcuni stili educativi che possono favorire la comparsa di paure molto comuni nell’infanzia.
Lo stile ipercritico è caratterizzato da frequenti critiche nei confronti del bambino, oppure da un atteggiamento svalutante o che ridicolizza addirittura il figlio.
I genitori difficilmente colgono e valorizzano gli aspetti positivi del carattere del loro bambino, mentre enfatizzano sempre i suoi errori; ciò determina nel bimbo la paura di sbagliare, di essere “difettoso” e di “non andare bene”.
Lo stile iperprotettivo comporta un’eccessiva preoccupazione nei confronti del bambino e difficilmente gli si permette di sperimentare qualche tipo di frustrazione.
Il bambino cresce con l’idea che i pericoli risiedono un po’ ovunque e che bisogna stare sempre attenti e che per vivere bene bisogna essere assolutamente certi che tutto vada bene.
Lo stile perfezionistico prevede che il bambino debba avere successo in tutto ciò che fa e, dunque, il suo valore personale viene misurato in base alla riuscita delle sue prestazioni (scolastiche, sociali, sportive…).
Il bambino inizia così ad aver molta paura della critica, spesso è ansioso rispetto a ciò che deve fare (compiti in classe, sport etc.), e sente di valere solo se ha successo e se ottiene l’approvazione altrui.
Cosa possiamo fare noi genitori per aiutare i bambini a gestire e superare le proprie paure?
- Prima di tutto le paure dei bambini vanno ascoltate, rispettate e mai usate come strumento per ridicolizzare il bambino o per confrontarlo con altri suoi coetanei “più coraggiosi”.
- Dobbiamo essere capaci di avere pazienza, dobbiamo concedere il tempo necessario al bimbo per acquisire gli strumenti emotivi e cognitivi adeguati per elaborare i suoi timori.
- E’ inoltre fondamentale aiutare i bambini a esprimere, raccontare e quindi dare forma alle loro paure, con dolcezza e senza insistere.
Un bambino ha bisogno della vicinanza fisica ed emotiva del proprio genitore e di sentirsi ascoltato e compreso.
- Nel momento in cui la paura del nostro bambino si manifesta mostriamoci calmi, empatici, tranquilli: questo dovrebbe già avere un effetto calmante.
- Evitiamo frasi del tipo “non devi avere paura! Devi essere forte!”, altrimenti il bambino imparerà che le persone forti non possono avere paura, o che non possono avere delle fragilità e, ancora, non possono esprimere le proprie emozioni.
- Parliamo al bambino del fatto che la paura fa parte della nostra vita, che anche mamma e papà da piccoli avevano delle paure e che anche da grandi a volte può capitare, ma che si possono superare con serenità.
- Nel caso in cui la paura del bambino si riferisca ad un oggetto o ad un animale, per esempio, possiamo avvicinarlo insieme a noi, gradualmente, all’oggetto stesso, senza forzarlo e cercando di fare attenzione alle sue reazioni. Se l’ansia è eccessiva durante l’avvicinamento è meglio fermarsi, e aspettare ancora un po’ di tempo.
- E’ sempre molto utile aiutare i bambini ad esprimere i propri timori attraverso i disegni, il gioco e i libri. In commercio ci sono moltissimi testi che trattano le paure più comuni dell’infanzia e, attraverso il racconto, il bambino capisce che esistono diverse modalità per superare “i propri mostri” e sente inoltre di non essere l’unico a provare questo tipo di emozione.
Spero che queste riflessioni possano essere utili; leggerò come sempre molto volentieri i vostri messaggi.
A presto,
Annalisa