
ANSIA: CONOSCERLA PER AFFRONTARLA.
L’ansia è uno dei problemi psicologici più diffusi nel mondo. Che cosa significa la parola “ansia”? E in cosa si differenzia dal termine “paura” oppure “panico”?
L’ansia è uno stato di attivazione cognitiva, emotiva e fisiologica in previsione di un pericolo futuro; la paura, invece, si attiva in noi nel momento in cui la situazione pericolosa si verifica nel momento presente.
Ad esempio: provo paura se mi trovo di fronte un rapinatore mentre sto camminando. Provo ansia se, mentre cammino, temo di incontrare un rapinatore.
Il panico è, invece, uno stato di ansia più intenso, che può durare anche alcuni minuti, in assenza di un pericolo reale e concreto, e caratterizzato da pensieri catastrofici e disfunzionali per chi lo sperimenta (paura di morire o di impazzire, di perdere il controllo, di svenire, di non ricevere soccorso, di non avere “via di scampo”).
Ansia, panico e paura hanno come denominatore comune la percezione di un pericolo ed esprimono una condizione di attivazione più o meno intensa del meccanismo definito come attacco-fuga.
I sintomi di ansia hanno così una precisa funzione: preparare l’individuo (il suo corpo e la sua mente) ad una intensa reazione di attacco oppure di fuga. Tale meccanismo, presente in molte specie animali e non solo nell’essere umano, ha un ruolo fondamentale per la preservazione della vita. Ciò significa che la paura, l’ansia ed anche il panico non sono sintomi psicopatologici di per sé, ma si tratta di esperienze emozionali normali, proprio come lo sono la rabbia, la tristezza, la gioia.
Tendo a sottolineare questo aspetto perché, purtroppo, la tendenza più diffusa è che l’ansia “non vada bene”, o che sia “patologica” e che, quindi, vada combattuta a tutti i costi. Tale convinzione è proprio uno dei motivi per cui certi disturbi d’ansia si cronicizzano. Pensare che l’ansia o il panico siano un nemico da sconfiggere non è l’atteggiamento mentale giusto; anzi, ci complica le cose.
Nel mese di Ottobre dedicherò un post dettagliato inerente l’approccio migliore da utilizzare per gestire l’ansia e, dunque, per stare meglio.
Oggi vorrei semplicemente farvi riflettere su questo: se vi siete sentite/i in ansia oppure se avete fatto dei pensieri catastrofici del tipo “Non ce la farò mai a superare quel colloquio di lavoro!”, o “Non sarò una brava madre/un bravo padre”, o ancora “Lui/lei non mi vorrà mai”, qual è stato il vostro approccio a questi pensieri o nei confronti del sintomo di ansia che avete sperimentato?
Probabilmente vi accorgerete che avrete cercato di sconfiggere l’ansia in tutti i modi, distraendovi, evitando ciò che vi spaventava, oppure avrete tentato di allontanare i pensieri negativi che affollavano la vostra mente, ma, immagino, essi ritornavano a voi come fa un boomerang.
Nel post di Ottobre, dedicato all’ansia, vi spiegherò cosa è meglio fare per gestirla ed affrontarla nel migliore dei modi; nel frattempo aspetto come sempre i vostri commenti e le vostre interessanti domande.
Ci “vediamo” ad Ottobre!
Annalisa