I FAMOSI CAPRICCI DEI BAMBINI: COME COMPORTARSI?

Da sempre i capricci sono un problema che riguarda tutti i bambini, sentiamo i consigli della dott.ssa.

Dott.ssa Annalisa Amadesi

Intorno ai due anni i bambini iniziano, di solito, a dare filo da torcere ai propri genitori, mettendoli alla prova a suon di urla, pianti disperati, e pestate di piedi per terra, spesso poi in contesti e situazioni poco adeguati.

Si tratta dei famosi “terrible two”, che a volte possono diventare anche “terrible three” o “terrible four”!

Dai due anni ha inizio una faticosa (per i bambini e per i genitori) fase in cui i piccoli, attraverso il comportamento “capriccioso”, manifestano alcuni bisogni, mascherati da questi scoppi di ira molto difficili da gestire.

Il capriccio, ma anche il tanto pronunciato “NO!”, rappresenta una risposta del bimbo ad una richiesta dell’adulto oppure una reazione ad un suo desiderio (“mi compri quella bambola?”) che il genitore non ha esaudito.

Apparentemente le cose stanno così, ma i significati nascosti sono altri.

Il capriccio è caratteristico di una normale e fisiologica fase evolutiva che ogni bambino attraversa e deve attraversare per la propria crescita: il “NO!”, l’opposizione, l’esplosione di rabbia fungono da mezzi con cui il piccolo tenta di separarsi e di differenziarsi da mamma e papà.

La manifestazione, da parte sua, di volere qualche cosa di diverso dagli adulti significa per lui/lei diventare gradualmente consapevole di essere un individuo separato e differente; significa entrare in contatto con i confini della propria personalità.

Non solo: il capriccio regola anche alcuni aspetti della relazione bimbo-genitore.

I figli hanno bisogno di sentirsi guidati, limitati, contenuti e compresi. Attraverso i capricci vogliono capire chi detiene il potere e, in realtà, hanno bisogno di sapere che è il genitore che si occupa di questa faccenda.

Ecco perché è fondamentale non cedere alle sfide che i nostri figli ci lanciano!
Cosa fare, dunque, nel bel mezzo di una “scenata” dei nostri bambini?

  1. Nella fase “acuta” del capriccio, mentre magari siamo al parco e nostro figlio si rotola per terra urlante perché è dovuto scendere dall’altalena, possiamo avvicinarci a lui e suggerirgli, con tono fermo ma tranquillo, di continuare così per un po’, e che quando avrà terminato noi saremo ad aspettarlo magari sulla panchina a pochi metri da lui, in compagnia ad esempio del libro che stiamo leggendo;
  2. quando si saranno calmate le acque cerchiamo di riflettere sui bisogni sottostanti la sua rabbia: ci sta mettendo alla prova per capire come gestiamo il potere nella relazione? Oppure perché necessita di sentirsi più autonomo? O forse sta cercando più fermezza e stabilità da parte nostra? Partendo da questi spunti potremmo trovare maggiore serenità nell’affrontare questi momenti, pensando che sono utili alla sana evoluzione del nostro bimbo;
  3. terminato l’episodio (che sia fuori o a casa) sarebbe utile non lasciare il bambino da solo, ma stargli accanto tentando, laddove anche l’età lo consenta, di instaurare un dialogo su ciò che è successo, aiutandolo a trovare le parole giuste per descrivere le emozioni che ha provato e quelle che prova ora. Ciò significa non aver ceduto alle sue richieste (“voglio continuare ad andare in altalena” o “voglio il gelato”…), ma esserci per soddisfare i suoi bisogni più profondi (esigenza di limiti, confini, stabilità, sicurezza etc.).
  4. E’ inoltre utile cercare di prevenire a volte. Ci sono situazioni che, se prese e gestite per tempo, possono non sfociare nelle classiche scenate disperate.
    Ad esempio, se capiamo che nostro figlio è molto stanco, evitiamo se possiamo di andare al ristorante, ma restiamo a casa, con tutte le nostre comodità, e posticipiamo l’uscita ad un’altra occasione; oppure se ci fa impazzire ogni volta che dobbiamo vestirlo, magari al mattino mentre siamo tutti di fretta, proponiamogli (la sera prima possibilmente) due-tre alternative di outfit in modo tale che eventualmente possa sentirsi libero di scegliere, ma solo tra gli abiti che noi abbiamo proposto.
  5. Cerchiamo di avere in mente poche e semplici regole, quelle per noi fondamentali, e di far rispettare quelle; è importante che su queste non si transiga e che non si vacilli. Dare troppi divieti ai bambini non è corretto, sia perché potrebbero confondersi pensando che se tutto ciò che fanno è seguito da un “no”, allora forse nessuno di questi limiti è davvero così importante e sia perché se un bambino è continuamente bloccato inizierà a sentirsi frustrato oppure tenderà ad “obbedire” senza realmente aver compreso e fatta sua la regola educativa.

Cerchiamo infine di avere pazienza, pur essendo fermi e decisi su ciò che riteniamo importante, diamoci tempo per imparare a gestire questa fase e ricordiamoci che è una tappa normale e che è importante che i nostri bambini la vivano.