I congedi parentali e la genitorialità condivisa

“Un padre che si prende cura dei suoi figli non aiuta la mamma, esercita la paternità”

Avv. Eleonora Conforti

Il congedo parentale è un periodo di astensione facoltativo dal lavoro concesso ad entrambi i genitori per prendersi cura del bambino nei suoi primi anni di vita.

È solo con la Legge 8 marzo 2000, n. 53 (e la data non è casuale!) che, per la prima volta, il congedo parentale viene esteso ai papà (il testo normativo potete trovarlo nel Testo Unico, D.Lgs 26 marzo 2001, n. 151 di cui abbiamo già parlato).
Questa legge ha il merito di individuare nella conciliazione lo strumento fondamentale per una più equa distribuzione dei ruoli di donne e uomini all’interno della famiglia.

Il congedo parentale spetta per un periodo complessivo, tra i due genitori,  non superiore a 10 mesi e può essere usufruito (con alcune distinzioni) entro i primi 12 anni di vita del bambino.

Considerato il limite previsto, il diritto di astenersi dal lavoro spetta:

* alla madre lavoratrice dipendente per un periodo continuativo o frazionato di massimo 6 mesi;

* al padre lavoratore dipendente per un periodo continuativo o frazionato di massimo 6 mesi (elevati a 7 in caso di astensione per almeno 3 mesi, anche non consecutivi), anche durante il periodo di astensione obbligatoria della madre;

* al genitore solo,  per un periodo continuativo o frazionato di massimo 10 mesi.

Se il congedo viene usufruito entro i primi 6 anni del bambino, si percepisce un’indennità pari al 30% della retribuzione media giornaliera (calcolata in base alla retribuzione del mese precedente l’inizio del periodo di congedo) e per un periodo massimo complessivo (madre e/o padre) di sei mesi.

Per quanto riguarda le lavoratrici autonome (di alcune categorie e purché iscritte alla propria gestione previdenziale), le stesse hanno diritto al congedo parentale per 3 mesi entro il primo anno di vita del bambino, a condizione che vi sia l’effettiva astensione dall’attività lavorativa. Ai padri lavoratori autonomi non è, invece, riconosciuto questo diritto.

Lo sapevi che? Il pinguino imperatore è, in natura, esempio di collaborazione e condivisione familiare. Quando, per procurare cibo ai piccoli, la madre, dopo aver deposto l’uovo, si spinge nell’Antartide  fino raggiungere l’Oceano, alla cova, per circa due mesi, ci pensa il padre. Non lo lascia mai, e quando la madre ritorna, entrambi i genitori continuano a nutrire il piccolo fino alla sua indipendenza.

A che punto siamo?
In Italia solo 4 padri su 100 prendono i congedi facoltativi. E’ un dato in netto contrasto con i trend della maggior parte dei Paesi Europei (e sul podio, con ampio distacco, troviamo sempre i Paesi Nordici!).

Tanti fattori in Italia contribuiscono a questo dato: certamente quando lo stipendio dell’uomo è la voce più importante del bilancio familiare, la scelta è prevedibile. Ma la percezione, spesso, è che questo discorso non venga neanche affrontato all’interno delle famiglie. E d’altronde oggi non è più così scontato che chi guadagni di più all’interno della coppia sia la figura maschile.

Vi è poi un altro aspetto non indifferente con cui mi sono scontrata nella mia esperienza come consulente in azienda: la diffidenza e, talvolta, lo scherno cui vengono sottoposti i padri, anche da parte di amici e colleghi, quando chiedono di accedere al congedo.

“Fino a quando un uomo che sceglierà di occuparsi maggiormente della cura familiare e domestica verrà definito “un mammo”, e una donna decisa o determinata nel lavoro verrà definita “una donna con le palle”, significherà che la strada da percorrere è ancora molto lunga. La cura e la risolutezza, la tenerezza e la forza, non sono attitudini opposte, ma soprattutto non dovrebbero prevedere esclusività di genere” (Matteo Bussola, autore di “Notti in bianco, baci a colazione”)

Per questo sono convinta che a fianco di strumenti legislativi e politiche per le famiglie, sia necessario un cambiamento culturale che parta dalla società, dalle famiglie, dalle coppie, da noi. Impariamo noi per prime a delegare, a coinvolgere i nostri mariti/compagni nella divisione delle responsabilità domestiche e familiari. Teniamo a mente che la cura dei figli è una responsabilità di entrambi i genitori e non un’esclusiva di uno dei due. Il cambiamento parte sempre da piccoli passi.

Contatti: ec@studiolegalemigliori-torrella.it